Il Vallo Alpino in Alto Adige è un complesso sistema di fortificazioni eretto dall'Italia fascista per difendere i confini
italiani da una possibile invasione da parte della Germania nazista; per questo motivo il sistema difensivo è noto anche
con il soprannome di "Linea non mi fido", evidente parafrasi della linea difensiva germanica “Sigfrido”. Il sistema di
fortificazioni fu edificato a tempo di record, anche se mai del tutto completato, tra gli anni 1939 e 1943, assieme al resto
del Vallo Alpino, pur essendo state le due dittature, quella fascista e quella nazista, strettissimi alleati.
Il presidio della linea di confine fu eretto in quanto Mussolini diffidava dell'imprevedibilità e delle potenzialità
dell'alleato. In alcune occasioni, infatti, Hitler fece in modo che il duce non fosse preventivamente informato sulle
decisioni prese dal governo tedesco.
annessa alla Germania, senza che Mussolini ne fosse stato precedentemente informato; in tal modo la Germania e
l'Italia divennero confinanti.
Mussolini, che evidentemente non si fidava dell'alleato tedesco diede ordine nel 1939 di iniziare in Alto Adige i lavori
relativi a una serie di opere (oltre 300) che inserite nei tre settori di competenza - XIII Settore MERANO (con i
sottosettori Venosta e Merano)-XIV Settore BRESSANONE (con i sottosettori Isarco e Vipiteno)-XV Settore PUSTERIA
(con i sottosettori San Candido e Monguelfo) - avrebbero dovuto garantire l'impenetrabilità dei confini Italiani da parte
di truppe germaniche. La costruzione di queste Opere durò fino al mese di ottobre dell'anno 1942 quando una
comunicazione del Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito Generale Ugo Cavallero su ordine del Duce ordinò la fine
di ogni tipo di lavoro di rafforzamento alla frontiera con la Germania.
La maggioranza degli abitanti di lingua tedesca dell'Alto Adige accolse negativamente l'idea che il governo di Roma
costruisse una muraglia fortificata tra loro ed i vicini del Tirolo del Nord. Per la costruzione dei bunker e dei fossati
anticarro furono espropriati infatti preziosi terreni da pascolo, sui quali furono erette costruzioni militari che poi
divennero parte integrante del paesaggio naturale.
Nel 1949 dopo l'ingresso dell'Italia nella NATO ed in piena guerra fredda diverse opere del Vallo Alpino in Alto Adige
vennero rimesse in funzione, riadattate negli equipaggiamenti e armamenti, pronte a contrastare un'eventuale
invasione da parte di forze del Patto di Varsavia. Non dimentichiamo infatti che un forte contingente russo occupò
stabilmente una parte considerevole di territorio austriaco fino al 1955.
Con la caduta del muro di Berlino avvenuta nel 1989 il Vallo Alpino perse definitivamente la sua ragione d'essere e le
opere cominciarono ad essere dimesse. Nel 1993 la dismissione delle opere fu ultimata e queste in base al decreto
legislativo n.495 del 21 dicembre 1998 divennero proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano che iniziò la vendita
delle opere ai privati.
Ogni settore era suddiviso in 3 "sistemi di arresto", a seconda della distanza dal confine. Ogni sistema ha le sue diverse
"direttrici". Ogni direttrice, tre erano le principali, aveva il suo numero di "sbarramenti". Le direttrici rispecchiavano le
Queste valli confluiscono geograficamente verso la città di Bolzano, ove era previsto un grande sbarramento finale, con
la particolare forma a doppio arco convesso: sbarramento Bolzano Sud, che sul progetto contava ben 64 opere. Inoltre,
per aumentare l'efficacia dello sbarramento, venne costruito un fossato anticarro della lunghezza di 1800 m (non più
esistente se non in alcuni affioramenti).
Ogni direttrice comprendeva alcuni sbarramenti, per rallentare l'avanzata: quella del Brennero ne contava 7, quella di
Resia 6 e quella della Pusteria 7. Oltre alle principali direttrici, erano previsti altri sbarramenti per le valli con accessi di
valle di Casies. Inoltre, per eliminare la possibilità di eventuali accerchiamenti, furono progettati degli sbarramenti
In totale, in Alto Adige, vennero edificati 351 bunker, che in generale non furono completati nell'allestimento. Altre 80
opere non vennero terminate nei lavori di edificazione. Per la maggior parte erano le opere in caverna, per le quali
vennero ultimati soltanto i lavori di scavo. Delle 27 opere di artiglieria, 19 rimasero soltanto delle gallerie non
terminate. La maggior parte delle opere di artiglieria non vennero equipaggiate, poiché gli affusti e le feritoie per i
cannoni non potevano essere più consegnati.
Le fortificazioni non hanno dovuto, tuttavia, resistere a nessun serio attacco. Infatti, quando i nazisti invasero l'Italia
passando attraverso l'Alto Adige, non trovarono alcuna vera resistenza da parte del Vallo, poiché non vi furono ordini
fu attaccato con qualche colpo (i crateri sono oggi ancora visibile).
combattimento per un'ipotetica invasione dell'Italia dall'Alto Adige; questa fu rimandata e il gruppo fu utilizzato per
In realtà la prima violazione del confine italiano (al Brennero), avvenne in circostanze grottesche. Una colonna di soldati
tedeschi si era fermata al confine chiedendo di passare il confine. Vista la perplessità dei soldati a guardia del confine,
in quanto sprovvisti di ordini in merito, l'ufficiale tedesco decise di sollevare la sbarra e attraversare il confine, senza
incontrare problemi.
Il 1º agosto 1943, la 44ª divisione di fanteria marciò dunque attraverso il nord Italia, senza che nessun colpo d'arma da
fuoco venisse sparato. Iniziò così il gioco del "gatto col topo" lungo la linea del Brennero. Gli italiani riposizionarono in
occupare i punti chiave degli sbarramenti del Vallo Alpino da Bolzano sud al Brennero. Allo stesso tempo reclamavano
la ritirata della 44ª divisione tedesca. La mossa avversaria fu l'ordine di Hitler di occupare le fortificazioni lungo la linea
del Brennero, dato che gli interessava mantenere un corridoio libero e scorrevole. Il 9 agosto il Generale Gloria minacciò
nuovamente i soldati tedeschi di non avvicinarsi a più di 50 metri dalle fortificazioni altrimenti sarebbe passato ad usare
la forza. Il generale Feuerstein chiese anche di poter conoscere nel dettaglio le posizione e la descrizione delle opere
fortificate italiane, in modo tale che potessero essere utilizzate dai tedeschi per gli alloggiamenti. Fu così che i tedeschi
occuparono le fortificazioni al passo Resia con la scuola d'alta montagna delle SS "Neustift - Novacella" (SS-
Hochgebirgsschule), così come la via d'accesso in Pusteria e dal Brennero furono occupate da uno battaglione della
brigata tedesca Doehla ciascuno. Nella notte tra l'8 e il 9, dopo l’armistizio, tutte le caserme, depositi e presidi in Alto
Adige furono attaccati e presi dai nazisti, con pochi, ma coraggiosi ed estenuanti tentativi di accanita difesa. Più
precisamente alle ore 23 il generale Gloria inviò al generale Witthöft una comunicazione dove gli segnalava che gli
italiani avrebbero risposto con le armi ad un eventuale atteggiamento ostile da parte delle truppe tedesche, ma già
prima delle 23,30 Colle Isarco e Vipiteno erano state conquistate senza che alcun colpo fosse sparato. Alle 3 di notte la
44ª divisione di fanteria tedesca occupò la città di Bolzano, poi altre truppe proseguirono verso sud. Già il 9 settembre
1943 a Merano e a Bolzano 18.000 italiani furono catturati dalle truppe tedesche, con alcuni caduti da ambo le parti.
irresistibile avanzata degli Alleati in Italia risvegliò nell'autunno del '44 ancora una volta l'interesse tedesco nella
fortificazione delle Alpi. Tuttavia, una riattivazione del Vallo Alpino non si fece più, sia perché Hitler aveva deciso di
opporre resistenza nel mezzogiorno, sia perché il fronte del sud crollò molto rapidamente. L'Alto Adige venne liberato
dalle truppe americane, che arrivarono contemporaneamente sia da nord che da sud. La 103ª divisione di fanteria
occupò il 3 maggio 1945, dalla Germania meridionale, Innsbruck. Essa marciò di seguito attraverso il passo del
Brennero in direzione sud e si unì con l'88ª divisione di fanteria, proveniente da sud, a Vipiteno il 4 maggio 1945. Le
divisioni da montagna 10°, 85° e 88° liberarono così l'intero Alto Adige mettendo fine alla seconda guerra mondiale
anche in quella regione.
IL DOPOGUERRA
Con l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico (aprile '49), tornarono ad accendersi i riflettori sulle opere del Vallo, anche
perché in Austria furono presenti truppe sovietiche di occupazione sino al 1955. La NATO stessa aiutò l'Italia
contribuendo economicamente al ripristino di alcune opere.
Le opere di difesa della prima e seconda linea, completate già nel 1948, rientrarono in possesso dei militari italiani, che
le ristrutturarono e in alcune parti le modernizzarono, rendendole adeguate a poter fronteggiare un nuovo tipo di
guerra, che avrebbe anche incluso le armi Nucleari, Batteriologiche e Chimiche. Furono quindi necessari portelloni
stagni e camere dotate di maschere antigas nelle camere di combattimento.
Alla fine degli anni '80, con la decadenza del Patto di Varsavia, le fortificazioni delle linee più arretrate vennero man
Con la fine del 1992, tutte le opere furono definitivamente abbandonate a se stesse. La loro mimetizzazione negli anni
cresce sempre di più, e le rende una testimonianza muta del periodo delle "nazioni murate".
Va, d’altra parte, sottolineato, come con il decreto legislativo del n. 495 del 21 dicembre 1998, tutte le 351 fortificazioni,
le 56 casermette e le relative strade militari sono state trasferite alla proprietà della Provincia di Bolzano nel 1999.
La Provincia ha, però, deciso che i vecchi proprietari dei terreni su cui sono stati costruiti i bunker possono
riappropriarsi del terreno e quindi dell'opera difensiva, infatti, alcune opere vengono oggi utilizzate dai contadini come
cantine o depositi, dato che molte di queste opere erano state costruite sui loro campi. Esistono alcuni casi di
particolare riutilizzo: un bunker che viene riutilizzato da Hansi Baumgarten, per la stagionatura del formaggio, presso
utilizzata come enoteca e un bunker dello sbarramento Malles-Glorenza viene utilizzato per la distillazione del whisky
Puni, una distilleria a conduzione famigliare unica nel suo genere in Italia.
Altri bunker, oggi di privati o della provincia, sono stati invece trasformati in musei. Ad esempio, al passo del Rombo,
una casermetta difensiva dello sbarramento di Moso, l'unica opera dello sbarramento le Palade, un’opera dello
sbarramento di Tel, acquistata e adattata dall'artista Matthias Schönweger, per poterci esporre le sue opere, o ancora
riservata alcune opere nei diversi sbarramenti per poterle in un futuro sfruttarle come opere-museo, come ad esempio
sbarramento Passo Resia.
Alcune opere, tuttavia, sono state distrutte, nonostante il costo economico e di forza lavoro che occorre per demolire
un'opera di questo tipo, che presenta muri esterni ed interni spessi da 2 a 4 metri
Segue l'elenco delle opere oggi non più esistenti, o pesantemente modificate:
· Sbarramento Bolzano sud:
o Opera 6: sulle sue fondamenta è stato costruito l'inceneritore cimiteriale;
o Opera 10: nel 1995, in quanto si trovava in mezzo a dei fabbricati, e quindi aveva perso il suo scopo
primario;
o Opera 13: al suo posto è stato realizzato un parcheggio per un condominio a San Giacomo di Laives;
o Opera 15: la parte ancora esistente, è mezza sotterrata da un cavalcavia che attraversa il fiume;
o Opera 21: distrutta il 27 febbraio 1945, dopo un'esplosione di tritolo;
o Vicino alle cave nei pressi di San Paolo di Appiano sulla strada del vino sono state demolite due opere:
§ Opera 32: nel 2005 è stata completamente rasa al suolo;
§ Opera 30.
o Opera 6: al posto dell'opera attualmente vi è uno spazio attualmente inutilizzato;
o Opera III: restano soltanto alcuni pezzi smontati: la torretta e alcuni camini. Tutto ciò a causa della
costruzione di un tornante di una strada forestale;
o Opera 43: una delle sue feritoie è stata estratta; metà dell'opera è all'interno di una stazione elettrica nei
pressi del centro riciclaggio;
o Opera 37: esplosa, ne rimangono soltanto delle tracce in calcestruzzo.
o Opera 11: a seguito di lavori di ampliamento della pista da sci decisi in concerto tra l'hotel Passo Monte
Croce (proprietario della pista insieme ad altri soci) e la direzione del Genio Militare, l'opera è stata
definitivamente smantellata nella primavera 2007. Ad oggi non ve n'è più alcuna traccia.
Fonte: Wikipedia